American Psycho

American Psycho
Bret Easton Ellis

Einaudi, pubblicato nel 1 gennaio 1991 / 13 gennaio 2014 ultima pubblicazione
483 Pagine

Era il 1991 quando uscì "American Psycho", l'opera più famosa di Bret Easton Ellis, un romanzo che ancora prima della sua uscita aveva già fatto parlare di sé. Sì, perché all'epoca l'editore che aveva già acquistato i diritti rinunciò a pubblicare il libro per il suo contenuto forte.
Siamo in un'America degli anni '80, nel pieno del boom di Wall Street, e tra i lavoratori in borsa si aggira Patrick Bateman. Bateman è un ragazzo giovane, bello, e ricco, che al lavoro alterna serate all'insegna del lusso con i suoi colleghi e amici. Un ragazzo dalla vita perfetta, se non fosse per la sua natura che si fa viva di sera, quando cala il buio. Quello che nessuno sa è che Bateman è un assassino, un torturatore crudele, un uomo che agisce secondo un unico sentimento: l'odio verso il prossimo.

American Psycho è uno dei libri più disturbanti che io abbia mai letto in vita mia, ma questa sensazione però si fa strada dentro di me piano piano. Nella prima parte, infatti, conosciamo Bateman e i suoi amici, un gruppetto che ha due pensieri fissi: cene fuori nei locali costosi, e l'ossessione per i vestiti di grandi marche. Il protagonista non perde occasione per elencarci in maniera maniacale ogni marca di vestito indossato da ogni persona che incontra. Si diverte insieme agli amici a parlare della loro visione della donna:

"Stammi a sentire, Bateman,” dice Hamlin. “L’unica ragione per cui le donne esistono è quella di arraparci, come hai detto tu stesso. Perpetuazione della specie, giusto? Più semplice di così…” Si interrompe, prende l’oliva dal drink e se la lascia cadere in bocca. Poi conclude: “…si muore."

Se le prime 150 pagine sono un susseguirsi di eventi e chiacchiere tra amici, quello che succede dopo ha il potere di ribaltare le sorti del romanzo, diventando così un libro tosto, che non si legge a cuor leggero, perché è proprio qui che fuoriesce la natura misogina di Bateman.
«Ho tutte le caratteristiche di un essere umano: sangue, carne, pelle, capelli; ma non ho una singola, chiara, identificabile emozione, a parte l’avidità e il disgusto»

Qualsiasi tipo di azione in questo libro infatti viene descritta senza sentimento. A partire dalle cene fino ad arrivare agli omicidi, caratterizzati da atti di una crudeltà atroce. Di emozioni non ce n'è neanche l'ombra, proprio perché Bateman non è un uomo in grado di provarne.
Questo protagonista, a differenza di come spesso mi succede, non ha suscitato in me alcun tipo di empatia ma anzi, mi sono ritrovata a provare un senso di disagio leggendo certe scene, che hanno una carica di cattiveria davvero esagerata.
Forse il fatto di non conoscere il passato del protagonista, che potrebbe farci comprendere come sia potuto diventare così, mi fa pensare che cattivi si nasce, non si diventa.

Dopo averlo letto comprendo perché è staro definito anche "libro mostruoso". È una storia disturbante, malata, deviata, e in alcune parti fa venire quasi il voltastomaco. Ci vuole coraggio per scrivere una storia del genere, e altrettanto coraggio per leggerla. Se ancora non lo avete fatto e avere intenzione di farlo, preparate lo stomaco.

American Psycho
Bret Easton Ellis

Einaudi, pubblicato nel 1 gennaio 1991 / 13 gennaio 2014 ultima pubblicazione
483 Pagine

Era il 1991 quando uscì "American Psycho", l'opera più famosa di Bret Easton Ellis, un romanzo che ancora prima della sua uscita aveva già fatto parlare di sé. Sì, perché all'epoca l'editore che aveva già acquistato i diritti rinunciò a pubblicare il libro per il suo contenuto forte.
Siamo in un'America degli anni '80, nel pieno del boom di Wall Street, e tra i lavoratori in borsa si aggira Patrick Bateman. Bateman è un ragazzo giovane, bello, e ricco, che al lavoro alterna serate all'insegna del lusso con i suoi colleghi e amici. Un ragazzo dalla vita perfetta, se non fosse per la sua natura che si fa viva di sera, quando cala il buio. Quello che nessuno sa è che Bateman è un assassino, un torturatore crudele, un uomo che agisce secondo un unico sentimento: l'odio verso il prossimo.

American Psycho è uno dei libri più disturbanti che io abbia mai letto in vita mia, ma questa sensazione però si fa strada dentro di me piano piano. Nella prima parte, infatti, conosciamo Bateman e i suoi amici, un gruppetto che ha due pensieri fissi: cene fuori nei locali costosi, e l'ossessione per i vestiti di grandi marche. Il protagonista non perde occasione per elencarci in maniera maniacale ogni marca di vestito indossato da ogni persona che incontra. Si diverte insieme agli amici a parlare della loro visione della donna:

"Stammi a sentire, Bateman,” dice Hamlin. “L’unica ragione per cui le donne esistono è quella di arraparci, come hai detto tu stesso. Perpetuazione della specie, giusto? Più semplice di così…” Si interrompe, prende l’oliva dal drink e se la lascia cadere in bocca. Poi conclude: “…si muore."

Se le prime 150 pagine sono un susseguirsi di eventi e chiacchiere tra amici, quello che succede dopo ha il potere di ribaltare le sorti del romanzo, diventando così un libro tosto, che non si legge a cuor leggero, perché è proprio qui che fuoriesce la natura misogina di Bateman.
«Ho tutte le caratteristiche di un essere umano: sangue, carne, pelle, capelli; ma non ho una singola, chiara, identificabile emozione, a parte l’avidità e il disgusto»

Qualsiasi tipo di azione in questo libro infatti viene descritta senza sentimento. A partire dalle cene fino ad arrivare agli omicidi, caratterizzati da atti di una crudeltà atroce. Di emozioni non ce n'è neanche l'ombra, proprio perché Bateman non è un uomo in grado di provarne.
Questo protagonista, a differenza di come spesso mi succede, non ha suscitato in me alcun tipo di empatia ma anzi, mi sono ritrovata a provare un senso di disagio leggendo certe scene, che hanno una carica di cattiveria davvero esagerata.
Forse il fatto di non conoscere il passato del protagonista, che potrebbe farci comprendere come sia potuto diventare così, mi fa pensare che cattivi si nasce, non si diventa.

Dopo averlo letto comprendo perché è staro definito anche "libro mostruoso". È una storia disturbante, malata, deviata, e in alcune parti fa venire quasi il voltastomaco. Ci vuole coraggio per scrivere una storia del genere, e altrettanto coraggio per leggerla. Se ancora non lo avete fatto e avere intenzione di farlo, preparate lo stomaco.
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